dal
21
Settembre
21 Settembre 2004 / 11 Novembre 2004
Si apre il 21 settembre 2004 nella splendida cornice del Chiostro del Bramante in Roma una inedita mostra dei Fratelli Alinari dedicata alle donne del Lazio: donne cioè che nelle tante città o paesi del Lazio hanno vissuto, lavorato. Che hanno dedicato buona parte della loro vita a questo territorio, arricchendolo con la loro fatica, con i prodotti del loro ingegno. Sono contadine vissute a fine ‘800, inizi ‘900. Volti rugosi, provati dalla fatica. Mani nodose, aduse al lavoro nei campi.
Piedi nascosti dalle ciocie, cioè da stracci. O nudi, callosi. Ma anche occhi vivaci, volti fieri. Compaiono soprattutto nei tanti lavori poi cancellati dalla modernizzazione: trasportano l’acqua sul capo in giare di rame, lavano bucati propri e altrui al pubblico fontanile. Attingono acqua potabile alla fontanella. Lavorano i campi. Compaiono anche in momenti festivi: in un attimo di riposo dopo la giornata lavorativa, o protagoniste delle tante feste popolari e religiose di cui il Lazio è ricco: feste connesse spesso alla primavera, alle primizie.
Ed ecco belle, giovani donne che donano fragole, ciliegie, che distribuiscono fiori. Spesso, in costumi tradizionali, con coralli bene auguranti al collo, con orecchini d’oro: nelle feste si fa sfoggio delle cose più belle, gelosamente tramandate di madre in figlia.
Compaiono nella mostra anche aristocratiche, donne del bel mondo: in morbide, lunghe, fluttuanti vesti, con ombrellini aperti contro il sole, con cappelli dalle larghe tese che ombreggiano volti misteriosi, affascinanti proprio perché non totalmente svelati. Si affacciano all’estate da stabilimenti balneari ancora esclusivi, a Ostia, a Fregene; assaggiano una consumazione all’aperto, con le amiche. Cavalcano, in occasione di qualche caccia alla volpe. Compaiono anche le donne di Casa Savoia. Per lo più, ritratte in momenti di splendore, quando gli anni della catastrofe sono di là da venire: due regine, Margherita e Elena, in tenuta di gala, con abiti stretti in vita, ricamati, molti giri di perle al collo, mani inanellate.
Elena compare anche con la famiglia: bambini ben vestiti, evidentemente di buona famiglia, il cui avvenire si prospetta, al momento, felice. Gli stessi anni del Novecento sono però anche apportatori di dolore, di morte. Le due guerre mondiali interessano certamente gli uomini al fronte ma anche le donne che devono mandare avanti le famiglie, resistere alle angustie della solitudine, della carenza di viveri, dei bombardamenti.
Ed ecco donne crocerossine che si prodigano nel volontariato, donne e bambini sfollati che aspettano, in un paese che non è il loro, un po’ di cibo. Donne che cercano di apprendere nuovi mestieri lasciati liberi dagli uomini. Che fanno nuovi lavori.
E poi, le donne degli anni ’60, ’70: anni di malessere sociale, di disordine urbano. Di conflittualità: nella capitale le donne che vivono in borgata chiedono il rispetto dei diritti sociali: scuole, servizi. Case. Pace. Alcune tematiche, tra cui soprattutto l’aborto, suscitano grandi passioni femminili, lotte sociali.
Cui le donne partecipano in prima persona, nella acquisita convinzione che il loro ruolo debba ormai riflettersi nel momento pubblico e non limitarsi al privato. Donne e manifestazioni, quindi, donne e rivendicazioni. Lavoro e casa, sono le più condivise, basilari richieste.
E poi, donne di oggi, che sperimentano nuovi ruoli, nuovi lavori: quello di pilota, ad esempio. O quello del lavoro in polizia, vissuto come una grande conquista sociale, preludio all’ingresso nell’esercito. E volti noti: attrici, cantanti di fama internazionale.
Ma anche donne intellettuali: scrittrici, musiciste, imprenditrici culturali.
Una mostra quindi innovativa, bella per la bellezza delle foto, che fanno rivivere un mondo ormai scomparso, che propongono bei ritratti dell’oggi, al femminile.
Ma anche una mostra bella, interessante per i contenuti: pur senza alcuna pretesa di esaurire una tematica dai tanti risvolti, dà un deciso contributo alla conoscenza delle donne, dalle più celebri a quelle sconosciute. Si evince dalla mostra una semplice verità che troppe volte è stata dimenticata: in un territorio ricco di tradizioni, di storia e di cultura come il Lazio, un territorio proiettato sul futuro, il ruolo delle donne è stato, è e sarà determinante.
Anche perché il ruolo delle donne che nel Lazio hanno profuso le loro tante capacità non si è limitato, non si limita al Lazio ma si è riverberato su una ben più vasta realtà sociale.
La mostra “Il pane e le rose. Donne del Lazio nelle Collezioni Alinari”, che presentiamo a Roma, si inserisce nella più tipica e tradizionale linea espositiva ed editoriale della Fratelli Alinari di Firenze.
Il Chiostro del Bramante è la prestigiosa sede che la ospita a partire dal 21 Settembre fino al 1° Novembre 2004. Una manifestazione nata grazie alla collaborazione con la Presidenza della Giunta della Regione Lazio e con il contributo della Cotral. La mostra, curata da Maria Immacolata Macioti, si compone di 236 fotografie selezionate tra le immagini custodite nelle Collezioni degli Archivi Alinari.
Vintage prints e riproduzioni dalle lastre originali illustrano e documentano le donne del Lazio, nelle città, nei paesi e nelle campagne dove hanno vissuto, lavorato e dedicato buona parte della loro vita ad arricchire con la loro fatica ed il loro ingegno questo territorio ricco di tradizioni, di storia e di cultura. Un ruolo, quello femminile, che è stato ed è determinante in una regione come il Lazio proiettata verso il futuro.
Il percorso espositivo si articola in sette sezioni:
• Donne agli albori della fotografia
• La società delle buone maniere
• Lavori individuali, lavori in gruppo
• Donne e disagio in tempo di guerra
• Tra sacro e profano: feste religiose, feste popolari
• Anni ’70, le donne in piazza
• Celebrità
In collaborazione con Regione Lazio Presidenza della Giunta | COTRAL S.p.A. | Museo di Storia della Fotografia | Fratelli Alinari
Catalogo: Edizione Alinari
Follow us